ECONOMIA. Nell’incontro al Ministero del lavoro è emersa la disastrosa situazione dell’attuale proprietà
Non ci sono soldi per fare fronte agli impegni ed è svanita l’ipotesi d’acquisto da parte del gruppo inglese
Vincenzo Pittureri
Una mazzata. Il summit che avrebbe dovuto indicare la strada della salvezza per la Siltal si rivela invece l’ennesima tappa di tormenti ad acuire un calvario senza fine. L’incontro di ieri al Ministero del lavoro a Roma (presente tra gli altri anche l’assessore regionale Donazzan), invece di far riemergere l’azienda di via Trozzetti dalle sabbie mobili nelle quali è sprofondata, rischia di decretare il definitivo capolinea per lo stabilimento cittadino.
«I riscontri sono stati indubbiamente di segno negativo, forse addirittura peggiori di quello che pensavamo - confessa Massimo Pantano per conto della Fim/Cisl - Nella capitale si è presentato per conto della proprietà l’imprenditore Caraffini, il quale ha candidamente ammesso che lui i soldi per fare fronte agli impegni, alle scadenze e soprattutto alle tante spettanze arretrate che reclamano i dipendenti non li ha. Ci ha detto che in questi giorni è impegnato a vendere e a piazzare alcuni cespiti personali per cercare di racimolare un po’ di liquidità e di contante per tentare di saldare il saldabile».
«Ci ha già abituato in passato a questo genere di promesse - prosegue Pantano - senza onorarle una sola volta. Da parte quindi nostra non gli crediamo più e non aspetteremo certo in eterno. Lo stesso titolare ha assicurato che, se tutto andrà come pensa, per metà ottobre dovrebbe cominciare ad incassare un po’ di denaro, ma francamente nessuno di noi si illude che sarà davvero così».
Caraffini, dal canto suo, ha reso noto un altro particolare sulla vicenda, se è per questo ancora più sconsolante e avvilente.
«Sì - riattacca il sindacalista - ci ha confidato che il fondo inglese che pareva seriamente interessato a rilevare il gruppo Siltal e per il quale aveva già definito un ipotetico piano di rilancio che sarebbe dovuto scattare proprio in questi giorni, si è volatilizzato».
Con l’acquirente apparentemente più credibile che si è fatto di nebbia, le prospettive per la ditta bassanese (ma presente anche in altre sedi italiane) sono decisamente nefaste.
«A questo punto credo si vada verso il fallimento. Salvo miracoli non vedo alternative - spiega Pantano - Oggi pomeriggio alle 14 ci riuniremo in assemblea coi lavoratori dinanzi alla fabbrica per valutare assieme le prossime mosse. Tuttavia l’intenzione per il momento è quella di far firmare agli addetti un decreto ingiuntivo di pagamento che finirà presumibilmente col portare l’impresa verso il fallimento. Un’operazione che di contro potrebbe assicurare qualche giorno in più di tempo ai nostri referenti per reperire un po’ di soldi. Si va verso questa soluzione e ormai mi sembra evidente».
Sono circa un centinaio i dipendenti della Siltal che da oltre tre mesi non percepiscono gli stipendi, né la paga intera né tantomeno gli emolumenti dei tantissimi in cassa integrazione. Una situazione insostenibile per operai che hanno famiglie a carico e che ora, fuor di retorica, con le tasche vuote da troppo tempo, faticano davvero a rimediare un piatto di pasta a pranzo. A questo punto la Siltal sta per finire in un precipizio senza
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